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Russia: Appello alla solidarietà internazionale con i “truffati delle piramidi immobiliari” in sciopero della fame

200.000 persone vittime di loschi operatori immobiliari in tutta la Russia

Il 17 aprile 2007 è iniziato a Mosca lo sciopero della fame dei cosiddetti “truffati delle piramidi immobiliari”.

Partecipano all’azione diciannove persone provenienti da Mosca, dall’hinterland, da Voronej e da Smolensk. La vigilia, lo sciopero della fame era cominciato a Novosibirsk, con l’adesione di cinque persone. L’indomani, 18 aprile, è stata la volta della città di Oulianovsk, dove dieci vittime delle truffe immobiliari hanno iniziato lo sciopero della fame, fra cui due donne con i loro figli.

È gente spinta agli estremi, che ha perduto casa e risparmi in seguito a un’immensa frode politico-immobiliare. Si tratta di circa duecentomila persone, in tutte le regioni della Russia, rimaste vittime di loschi operatori immobiliari sostenuti dai poteri locali. Ciò significa che un numero pressoché equivalente di persone si trova in mezzo a una strada o abita in alloggi di fortuna.

Dal momento che la crisi degli alloggi si è aggravata negli anni ’90 e il costo di acquisto di una casa è andato crescendo, la maggioranza della popolazione è stata esclusa dall'accesso a un alloggio dignitoso, costringendo decine di migliaia di persone a ricorrere a operazioni immobiliari attraverso il co-investimento. Si tratta di fondi d’investimento, creati da società immobiliari e costituiti dagli apporti finanziari di piccoli risparmiatori che investono nella costruzione di immobili, dietro la promessa di ottenere un appartamento una volta che l’immobile sia stato fatto fruttare. Nella quasi totalità dei casi, il potere locale si è fatto garante dell’onestà di queste società immobiliari ed è stato pure beneficiario dei contratti d’investimento.

A partire dai primi anni 2000 tali società immobiliari sono fallite una dopo l’altra, e la costruzione degli immobili, in massima parte, non ha potuto essere ultimata, lasciando i “co-investitori” nella miseria più assoluta. La grande maggioranza di costoro è fatta di piccoli risparmiatori che hanno versato tutte i loro risparmi o addirittura venduto l’appartamento che avevano, in cattivo stato o troppo piccolo, dove le loro famiglie erano fino ad allora stipate. Risultato: non hanno più né risparmi né casa. Molti vivono presso amici di famiglia o cercano, bene o male, di prendere in affitto un appartamento (a prezzi di mercato galoppante).

Nascita e proteste del movimento dei “co-investitori truffati”

La miseria è terribile, si moltiplicano i casi di suicidio o di malattie dovute allo stress e all’angoscia. Vi sono anche casi di tentativi d’immolarsi.

Lo scandalo, soprannominato “dei co-investitori ingannati”, è scoppiato nell’estate 2005, nel momento in cui la massa delle vittime diveniva critica. Mano a mano che le vittime si raggruppavano e si organizzavano, si è costituito un vero e proprio movimento. Una delle prime azioni politiche di protesta è stato il blocco, nel dicembre 2005, di una grande arteria stradale di Mosca, la Prospekt Riazanskaïa. Tale azione ha avuto un’enorme risonanza mediatica, ed è nato il movimento dei “co-investitori ingannati”.

I media “sotto controllo” scaricano la responsabilità dello scandalo sugli stessi “co-investitori” , che avrebbero dovuto essere “ meno ingenui”. Invece, i media più indipendenti e il movimento stesso parlano di una vasta frode politico-immobiliare, poiché i poteri locali si sono resi garanti delle società immobiliari in questione. L’affare ha avuto un’ampia diffusione mediatica, non esitando il movimento a intraprendere azioni radicali (blocco delle strade, scioperi della fame, occupazione di locali amministrativi o di immobili non finiti, accampamenti, ecc.).

Le azioni più incisive sono state l’accampamento del maggio 2006, allorché parecchie centinaia di militanti hanno montato le loro tende davanti alla Casa bianca (sede del governo federale a Mosca). Hanno mantenuto le posizioni meno di 24 ore, prima di essere brutalmente sloggiati dalle forze dell’ordine. Poco tempo dopo, nell’ottobre 2006, è stato organizzato uno sciopero della fame nel centro di Mosca, in uno degli immobili il cui cantiere era bloccato. Una quarantina di persone ha aderito allo sciopero della fame per 11 giorni, mentre ogni giorno si svolgevano meeting e manifestazioni spontanee di sostegno nei pressi dell’edificio. Al termine di quest’azione il movimento ha finalmente ottenuto il riconoscimento della responsabilità politica da parte dello Stato, espressa da una dichiarazione ufficiale di Vladimir Putin. Si sono anche formate varie commissioni – alla Duma di Stato e alla Camera civica.

Gli scioperanti della fame “non abbiamo più nulla da perdere, avendo già perduto tutto”

Adesso, aprile 2007, appare chiaro ai “co-investitori” che non sono state mantenute le promesse fatte dai responsabili politici e non si è presa nessuna misura effettiva per risolvere tale faccenda. Il che ha provocato la decisione di rilanciare le azioni di protesta.

Il 17 aprile, a Mosca, è iniziato un secondo sciopero della fame, detto “a staffetta”, cui sono pronti a partecipare una cinquantina di persone. Si danno il cambio, una dopo l’altra, le altre regioni toccate.

Si battono per ottenere la regolamentazione della loro situazione a livello federale, tramite la creazione di un comitato di crisi con la rappresentanza di tutte le parti coinvolte (potere federale, poteri locali, società immobiliari, “co-investitori ingannati”) e il pieno potere per adottare provvedimenti d’urgenza. Chiedono al Presidente della Federazione russa, Vladimir Putin, di assumersi le proprie responsabilità e di farsi personalmente carico del controllo e della risoluzione del conflitto. Rivendicano sia un risarcimento, sia che venga proseguita la costruzione degli edifici. Esigono la condanna dei responsabili di questa vasta frode, società immobiliari e poteri locali. Chiedono il riconoscimento dello stato di vittime delle operazioni politico-immobiliari fraudolente per tutti i “co-investitori ingannati”, qualunque sia la loro particolare situazione.

I partecipanti sono fermamente decisi ad andare fino in fondo, giacché, come dicono loro stessi, “non abbiamo più nulla da perdere, avendo già perduto tutto”. «Se moriamo» hanno avvertito durante una conferenza stampa il 18 aprile, «Putin e gli altri complici di questa faccenda avranno la nostra morte sulla coscienza!».

La solidarietà internazionale con le richieste dei co-investitori truffati

La solidarietà si organizza poco a poco, con manifestazioni di sostegno, in preparazione in varie città.

La questione è stata portata perfino davanti a UN-Habitat da parte dell’Advisory Group on Forced Evictions (AGFE), in occasione di una conferenza stampa tenuta il 17 aprile a Nairobi. Cesare Ottolini, coordinatore dell’Alleanza Internazionale degli Abitanti e membro dell’AGFE, ha proposto l’invio di una missione di UN-Habitat nella Federazione russa, allo scopo di verificare il rispetto del diritto alla casa, inserito nell’articolo 11 del Patto Internazionale dei Diritti Economici, Sociali e Culturali, di cui la Russia è firmataria. In una lettera aperta agli scioperanti della fame Cesare Ottolini ha dichiarato, fra l’altro: «Sommiamo la nostra voce alla vostra per richiedere al governo federale russo di assumersi la responsabilità di ascoltare il vostro grido di dolore e di attuare i provvedimenti urgenti proposti, al fine di ripristinare nel vostro paese il rispetto del diritto alla casa».