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La società civile in marcia contro il governo

Organizzazioni sociali e politiche marciarono alla sede del governo di Buenos Aires contro gli sfratti forzosi e per denunciare i tagli sui piani abitazionali.

Più di una cinquantina di organizzazioni sociali, politiche e sindacali si mobilizzarono giovedì 17 luglio verso la sede del Governo di Buenos Aires, per denunciare tagli nei programmi di aiuto sociale e lo “svuotamento” dell’Istituto Abitazionale della città, e in rifiuto alla politica degli sfratti implementata dall’Esecutivo che conduce Maurizio Macri.

Le misure prese dal capo del Governo della città hanno ricompattato una maggioranza disomogenea, fino ad oggi dispersa. Nella marcia di giovedì scorso, davanti alla sede del governo, uniti per una sola bandiera e con uno unico obiettivo marciavano fusi insieme in un solo torrente, i compagni e le compagne di diverse provenienze.

La marcia, che si concentrò alle 14 all’incrocio tra Avenida de Mayo e 9 de Julio, culminò un’ora e mezza dopo davanti al palazzo municipale, dove i manifestanti hanno bloccato il traffico durante circa due ore. Facendo suonare tamburi, bandiere e cartelloni chiesero un incontro con qualche funzionario della città.

I tagli dei progetti sociali non ci sono solo a Buenos Aires, e i politici di diversi paesi sono promotori di un sistema che vuole una società divisa socialmente ed economicamente perchè sia più facilmente controllabile; al centro delle politiche infatti non si trova lo sviluppo e il benessere di tutti i cittadini, ma solo di alcuni.

Dovremmo dire a certi politici che sono stati eletti dai cittadini e per i cittadini, ricordando che la promozione di un habitat dignitoso è alla base di una società egualitaria e aperta per tutti.

Dobbiamo far ascoltare la nostra voce, anche quando nessuno la vuole ascoltare e continuare a difendere degnamente i nostri diritti per noi e per i nostri figli...

“Marciamo per la città che vogliamo...”


O(A) seguinte Tradutor(a) Voluntário(a) pelo direito à moradia sem fronteiras da AIH colaborou com a tradução deste texto:

Francesco Venturin

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