Italia, III Giornata nazionale sfratti zero - 10 ottobre 2014
10 OTTOBRE 2014 : III GIORNATA NAZIONALE SFRATTI ZERO. IN OLTRE 30 CITTA’ ITALIANE MANIFESTAZIONI E INIZIATIVE PER DENUNCIARE IL DRAMMA DEGLI SFRATTI E CHIEDERE IL PASSAGGIO DA CASA A CASA. LE PROPOSTE DELLA CAMPAGNA.
Dichiarazione di Walter De Cesaris – segretario nazionale Unione Inquilini
“Per il terzo anno consecutivo, il 10 ottobre l’Unione Inquilini, associazioni, movimenti, comitati manifesteranno componendo una catena umana di iniziative dal Friuli fino alla Sicilia e alla Sardegna per denunciare come il dramma sfratti in Italia vada affrontato come una questione politica nazionale che rappresenta la punta dell’iceberg di una sofferenza abitativa strutturale.
La giornata del 10 ottobre sarà anticipata il 9 dalla Sessione del tribunale Internazionale sugli Sfratti che si terrà a Sesto San Giovanni presso lo stabile occupato “Aldo dice 26 X 1”.
In Italia, è dal 2008, dopo l’esplosione della bolla immobiliare speculativa, che gli sfratti crescono in maniera sconvolgente. Negli ultimi 10 anni, il numero totale degli sfratti emessi è complessivamente raddoppiato e, per la motivazione della morosità, è addirittura triplicato.
In particolare, negli ultimi 3 anni, vi sono state più di 205 mila nuove sentenze di sfratto (205.021).
Nel 2013, per la prima volta, si è superata la soglia delle 70 mila nuove sentenze di sfratto (73.385) di cui più di 65 mila (65.032) per morosità. Ormai, ogni 10 sfratti emessi, 9 sono per morosità. In testa alla classifica, nel rapporto tra sfratti per morosità e numero di famiglie residenti, vi sono piccole e medie città, specialmente nel centro nord dove più forte è il processo di deindustrializzazione e il ricorso alla cassa integrazione e ai licenziamenti.
Ogni giorno in Italia, si eseguono 140 sfratti con la forza pubblica, senza contare quelli che escono dall’alloggio prima dell’intervento traumatico della polizia. In media, ricevono un intervento sociale di accompagnamento verso un altro alloggio meno del 10% delle famiglie coinvolte. Per la restante parte, rimane il marciapiede e la dispersione familiare che mette a rischio la sorta dei minori, in violazione di trattati internazionali, come ha denunciato Save the Children nel rapporto sulla condizione dei minori in Italia.
Intanto, vi sono oltre 700 mila famiglie, che avrebbero diritto a una casa popolare e regolarmente certificate dai comuni, che rimangono vanamente in attesa.
In questa drammatica situazione, vi è la totale assenza di una risposta delle istituzioni. Il governo ha addirittura varato un decreto, attualmente inviato alla Conferenza Unificato Stato – Regioni – Comuni, in cui si introduce il meccanismo di vendita all’asta per le case popolari, sulla base del valore di mercato. Un atto socialmente criminale che apre il baratro dello sfratto anche nel comparto dell’Erp.
Eppure, fermare questo massacro sociale è possibile: i comuni sulla base della normativa vigente, sono chiamati a compilare elenchi dei cosiddetti “morosi incolpevoli”, le Prefetture devono graduare le esecuzioni degli sfratti, anche istituendo apposite commissioni comunali; le Regioni debbono varare interventi di accompagnamento sociale che consentano l’esecuzione dello sfratto solo in presenza di una soluzione alloggiativa alternativa. In alcune realtà del Paese, ultimo il provvedimento del Prefetto di Milano che ha sospeso per il mese di ottobre la concessione della forza pubblica, questi percorsi cominciano timidamente a compiere i primi passi ma le Amministrazioni pubbliche, nella gran parte del Paese, comprese città metropolitane ai limiti del collasso come Roma, ancora latitano, configurando una vera e propria omissione di atti d’ufficio.
Lo Stato deve garantire i cosiddetti servizi minimi essenziali al fine di preservare la coesione sociale nell’intero territorio nazionale. Serve, pertanto, che nella prossima legge di stabilità vi sia uno stanziamento strutturale pluriennale destinato all’edilizia residenziale pubblica e alla politica sociale della casa.
Serve un vero piano casa per incrementare l’offerta di abitazioni a canone sociale di almeno 800 mila alloggi senza il consumo di suolo ma con il recupero e il riuso del patrimonio pubblico in disuso, a partire dal demanio civile e militare. Si tratta di un investimento sul futuro del Paese.”
Per informazioni: 392.4137970