Il dramma degli affitti a Caracas
Il Diritto alla casa e alla città.
La Red Metropolitana de Inquilinos, la Red de Inquilinos, i Comité de Tierra Urbana (CTU), i Conserjes Unidos por Venezuela e i Campamentos de Pioneros, organizzazioni che si battono per il diritto alla casa e contro gli sfratti, hanno creato una piattaforma unitaria per lottare contro la speculazione delle agenzie immobiliari, soprattutto a Caracas, dove la mancanza di abitazioni colpisce circa 1 milione di famiglie.
A marzo hanno avviato la campagna “Zero Sfratti”, per denunciare la situazione di migliaia di famiglie che rischiano di perdere il diritto all’alloggio, azioni di protesta e proposte di riforma legislativa per metter fine agli sfratti forzosi e alla speculazione immobiliare.
La Campagna Zero Sfratti, legata alla campagna internazionale sostenuta negli ultimi tre anni dall’Alleanza Internazionale degli Abitanti in diversi Paesi, vuole metter fine agli sfratti forzosi,così come previsto dal Patto Internazionale per i Diritti Economici, Sociali e Culturali sottoscritto dal Venezuela, nonché affrontare la speculazione immobiliare, vera causa, secondo gli organizzatori, della situazione di precarietà e minaccia in cui vivono diversi settori della città, e promuovere l’accesso ad un alloggio dignitoso. “Bisogna garantire il diritto alla casa: a chi ne ha uno perché non lo perda, a chi ne ha uno a metà, come gli abitanti dei quartieri più poveri, perché ne abbiano uno al cento per cento, con la garanzia di servizi e condizioni di vita adeguate, e a chi non ne ha, perché possa averne uno”, hanno dichiarato i portavoce della piattaforma. Questa campagna internazionale ha avuto inizio durante il 4° Forum Mondiale grazie all’Alleanza Internazionale degli Abitanti, un’organizzazione che riunisce movimenti di tutto il mondo e mira ad abolire gli sfratti forzosi che minacciano più di 700 milioni di persone. L’organizzazione partecipa inoltre al Gruppo Consultivo delle Nazioni Unite sugli Sfratti (UN-AGFE).
La campagna è attiva in più di 30 Paesi di Africa, Asia, America settentrionale, America Latina ed Europa. In Venezuela, la lotta per il diritto all’alloggio e alla città ha riunito diverse organizzazioni sociali, come i CTU, i portinai, gli inquilini e tutte quelle persone che non dispongono di un’abitazione propria.
I suoi obiettivi a breve termine sono la modifica della Legge sulle Locazioni Immobiliari, la revisione del Codice Penale che punisce l’occupazione con la prigione, nonché impedire legalmente gli sfratti forzosi sostituendoli con accordi concertati e pacifici e alternative in caso sia necessario lasciare l’immobile. Propongono inoltre un piano contro la speculazione immobiliare che dia accesso ad un alloggio dignitoso a chi non gode di questo diritto.
I Comitati stanno discutendo una proposta che amplia e fornisce contenuto all’articolo 82 dell’attuale Costituzione che definisce il diritto alla casa, per definire il concetto di alloggio dignitoso, garantendo la sicurezza legale dell’occupazione in tutte le sue forme, l’abolizione degli sfratti forzosi, la disponibilità dei servizi, i costi accessibili delle case, l’adeguamento culturale, il rapporto armonico con l’ambiente, un habitat che sappia soddisfare le necessità della vita sociale.
E' inoltre richiesto di definire la responsabilità congiunta di Stato e comunità nello sviluppo di progetti autogestiti o co-gestiti per la tutela degli alloggi esistenti, nella lotta contro la speculazione e gli sfratti di massa, il miglioramento dei quartieri più poveri e lo sviluppo di nuove zone urbane. In questo modo sarebbe altresì garantito l’accesso ai suoli urbani e l’assistenza prioritaria alle famiglie disagiate appartenenti a settori vulnerabili, come sfollati, persone a rischio fiscale e sociale, anziani, disabili o coloro il cui lavoro dipende dagli alloggi, come i portinai. D’altra parte, la proposta riguarda il diritto alla città, diritto rivendicato da organizzazioni popolari urbane di tutto il mondo ed inserito nella Carta Mondiale per il Diritto alla Città, approvata durante il Forum Sociale Mondiale del 2005. In accordo con quanto proposto, ogni cittadino avrebbe diritto ad un habitat dignitoso, alla partecipazione democratica nella pianificazione e gestione di politiche, piani e progetti che riguardano l’habitat urbano, e si stabilirebbe inoltre la funzione sociale degli spazi urbani, indipendentemente dal loro essere di proprietà pubblica o privata, creando strumenti contro la speculazione e il sotto-utilizzo del suolo urbano. La proposta getta anche le basi per l’autogestione comunale e fornisce un quadro normativo alle nuove forme di potere basate sulla comunità, come si è visto soprattutto grazie all’impulso dei Consigli Comunali.
Il diritto ad un alloggio dignitoso e il Diritto alla Città sono ancora legati al profondo debito sociale lasciato dalla Quarta Repubblica e che il governo rivoluzionario sta affrontando in modo deciso ma con grandi difficoltà legali e tecniche. Gli elementi necessari per affrontarlo sono: il controllo della speculazione sui prezzi degli affitti delle agenzie immobiliari e la necessità di promuovere una costruzione massiccia di alloggi da parte delle imprese edili private, ancora molto insufficienti.