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A Via Urbana

Sotto le nuvole della megalopoli

Ulus Atayurt, giornalista di Istanbul

da “5 storie per 5 giorni... Voci dal Forum Sociale Mondiale di Belem, Amazzonia”, Progetto Storie di Mondi Possibili www.powos.org , realizzato da UPMS, università Popolare dei Movimenti Sociali e Upter, Università Popolare di Roma

Tornavamo in albergo dopo la giornata passata al forum, io e un amico conosciuto di recente, Ulus Atayurt, giornalista di Istanbul. Dopo ore passate in incontri, immersi nel verde e nelle storie, ci ritrovavamo ora sbattuti daccapo in un’altra foresta metropolitana. Ed è qui, che un po’ storditi da questi contrasti, Ulus mi ha raccontato di ciò che sta avvenendo ora ad Istanbul. Una storia di speculazione edilizia e di diritti negati. Poi, la sera, mi ha inviato questo suo scritto.

“In base all’ultimo censimento, il 51% dei 13 milioni di abitanti di Istanbul si considera proprietario di una casa. Ma in modo paradossale. Il 62% di tutti gli insediamenti abitativi della municipalità urbana è considerato “illegale” o “informale”; Questa impressionante differenza è dovuta a degli sviluppi inevitabili nel mercato delle case della grande città nel corso degli ultimi 7 anni. Di conseguenza, il Parlamento ha emanato molte leggi strettamente interconnesse, che consentono alla municipalità e alla Primeminister Housing Company (TOKI) di demolire quasi tutti gli edifici che vogliono. Lo scopo è evidente: ripulire grandi porzioni di territorio e renderle disponibili per l’uso da parte di imprese di costruzione locali. Dal momento che questo processo è esente da ogni tipo di indagine, la TOKI può trasferire il suo budget pubblico alle imprese che lasostengono. Di conseguenza; non sorprende il fatto che le demolizioni siano iniziate dai gruppi minoritari e socialmente più deboli. Gli zingari Sulukule, con il loro stile di vita misero e la mancanza di mobilità sociale, erano un obiettivo facile. E così lo erano anche gli immigrati forzati Curdi del distretto di Ayazma, con il loro sfinimento a causa della guerra civile e la facilità di essere etichettati come “terroristi”. Ma il governo inizia a rendersi conto che gli espropri non potranno essere così semplici, non solo perché si sta formando un piccolo movimento di resistenza, che va dai gruppi rivoluzionari tradizionali alle organizzazioni di vicini. Riunite intorno alla rivendicazione del “diritto alla casa”, si stanno sollevando delle voci e si stanno ottenendo dei buoni risultati, come nel caso dell’area mega-gecekondu di Gulsuyu, zona tradizionalmente di sinistra. L’ideologia basata sulla speculazione immobiliare sta inoltre minando la consolidata egemonia del partito dirigente conservatore-liberal-islamico AKP.

Mentre l’AKP sta tentando di costringere le vittime di esproprio a firmare accordi di mutui a lungo termine in nuove mega unità abitative (che non saranno di sicuro in grado di pagare), anche alcune aree conservatrici, come Basibuyuk, stanno mettendo in discussione le politiche del Partito. Dal momento della vittoria elettorale nel 1994, la strategia generale dell’Islam conservatore è stata quella di fornire alle zone povere degli aiuti in beni di prima necessità, come zucchero, riso, carbone, chiedendo in cambio il voto. Ma ora il Partito deve far fronte al dilemma. O continuare con le demolizioni e perdere l’appoggio popolare o fermare la follia delle costruzioni e perdere la sua abilità nella corruzione basata sula speculazione immobiliare. In ogni caso, sono destinati a perdere a lungo termine. Ma le alternative non sono ancora chiare.”

Ulus Atayurt